Di ottuagenarie in cucina e cene dal sangue blu.
Una volta – ero un ragazzino – la mia migliore amica mi ha invitato a una cena speciale, nelle valli piemontesi.
Ogni mese, le ottuagenarie – ma ancora viventi, tanto per darvi un’idea dell’età del Vostro – storiche cuoche dei Savoia aprivano la loro casa (anzi, una stanza) a quattro (minimo e massimo) ospiti, per ricreare – sempre quello – un menu di nozze dei Savoia!
Pura cucina piemontese borghese, di altissimo livello, ventotto portate: cascate di mini hors-d’oeuvre, ma anche ravioli in brodo e trionfi di fassona e selvaggina.
Il tutto impreziosito da una coreografia ardita e impeccabile: la sorella “maître”, a ogni portata, si richiudeva la porta alle spalle con un… colpo di tacco!
Strategico, perché evitava le dispersioni di calore provocate dalle folate di freddo boia che arrivavano dalle altre stanze.
Della serie: Ravioli in brodo–Madeleine 2–0!